Il Fortilizio di Fortunago

Fortunago è menzionato per la prima volta in un documento dell’anno 758, in quel periodo era sotto la giurisdizione del comitato di Tortona. In un atto del 791 il luogo è indicato con il termine: “casale Fortiniaco”, nell’anno 825 è citato, invece, “Fortiniago”. In un documento del 1047 è riportato il nome del podestà: “Oddo de Fortunaco”. Nel diploma di Enrico VI, datato 7 dicembre 1191, che assegna il comune al principato di Pavia è menzionato con la dizione “Furtinagu”.

Nel IX secolo il territorio del nostro comune era compreso nella cella monastica di “Memoriola” (Mormorola), una sorta di azienda agricola autosufficiente condotta dai monaci, essa faceva parte dei beni donati da Carlo Magno all’abbazia di S. Colombano di Bobbio.

Secondo un documento, datato 5 novembre 1179, all’interno del “castrum” di Fortunago erano presenti una torre e un dongione che costituiva l’ultimo baluardo di difesa, e ospitava la residenza  del signore del luogo. Un atto notarile datato 23 gennaio 1467  segnala l’esistenza di un torrazzo ubicato in prossimità della chiesa di San Giorgio, quindi posto a sud dell’attuale municipio residenza del dominus.

Si riporta, a questo proposito, quanto scritto dall’archeologa Marilena Casirani che ha indagato l’argomento delle fortificazioni medievali presenti nel territorio oltrepadano: “Il dongione era una innovazione fortificatoria che si inseriva in un castello già esistente: era un “castello nel castello”, cioè un fortilizio minore circondato da mura e contenente quegli edifici ritenuti di importanza cruciale per la vita del castello stesso (la residenza del signore opalatium”, il torrione o “turris magna”, i depositi, il tesoro, le scorte, gli armamenti, ecc.). Collocato a ridosso della cinta muraria, non è la “torre principale”, il mastio o cassero, ma una struttura indipendente inserita nel contesto globale del castello. […[ L’inserimento di un dongione in un castello preesistente segna spesso il passaggio ad un altro detentore.”.

Si può ipotizzare, quindi, che la costruzione della torre di avvistamento, ed il successivo ampliamento difensivo rappresentato dal dongione, siano opera dei marchesi Malaspina: Alberto detto il Malaspina, e suo figlio Obizzo detto il Grande o anche Obizzone, signori di Fortunago nel XII secolo.

Il fortilizio di Fortunago fu in parte distrutto durante le lotte fra i Visconti ed il marchese di Monferrato e successivamente ricostruito. In un documento datato 1486 viene menzionato il luogo detto “la rocca“, che comprendeva, presumibilmente, la parte alta del paese ancora oggi indicata con questo nome. Si ritiene che questo complesso difensivo, che ebbe la sua maggiore importanza nel periodo vermesco, non abbia subito sostanziali modifiche nell’arco di tempo che va dalla morte di Pietro Dal Verme (1485), fino alla metà del XVI secolo. In quegli anni il castello fu abitato solo saltuariamente dai feudatari appartenenti alla famiglia Botta.

Fortunago 1913

La piazza municipale, 1947

Sulla destra il muro antistante la sede municipale, abbattuto nel 1951 perché pericolante. Questo muro circondava un appezzamento di terreno, in cui vegetavano viti, denominato “al giardé”. A sinistra si intravede la “Palestra” costruita nel 1939 sulle fondamenta del torrazzo citato nei documenti medievali. Negli anni ’60 del Novecento l’edificio era inagibile perché pericolante. Fu demolito nel 1967 per far posto ad una abitazione privata.

Avanzi della cinta muraria interna, 1950

Con l’acquisto da parte di Cesare Malaspina (1546) e la nascita della giurisdizione di Fortunago, il fortilizio perse inizialmente di importanza in quanto il marchese ed i suoi figli preferivano le residenze di Pozzol Groppo e di Godiasco. Il castello non dovette, tuttavia, subire l’incuria del tempo infatti nei primi decenni del Seicento, tornò ad esser abitato da Filippo Malaspina che vi rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1686; in seguito vi dimorarono i suoi figli e nipoti. Pertanto la rocca di Fortunago continuò ad essere abitata sicuramente fino al 1733. Solo successivamente, infatti, gli eredi Malaspina si trasferirono a Staghiglione. Fino alla fine del XVIII secolo il castello rimase sostanzialmente in buone condizioni. Con l’abbandono da parte dei feudatari l’antico fortilizio perse di importanza e cominciò a subire i guasti del tempo, tanto che verso la metà dell’Ottocento era già in pessime condizioni.

Attualmente nella parte alta dell’abitato di Fortunago si possono ancora osservare muraglie di notevole altezza che dovevano far parte del castello vermesco. Purtroppo la mancanza di una documentazione specifica non permette di seguire in modo più preciso le trasformazioni che la rocca ha subito nei secoli. La presenza di stemmi araldici, rinvenuti all’interno della torre, nonché un pregevole dipinto raffigurante la Madonna con Bambino – ora nel castello di Torre degli Alberi dei conti Dal Verme -, testimoniano tuttavia che non si trattava solo di un’opera difensiva, destinata esclusivamente ad ospitare armati, ma di un complesso che aveva anche una indubbia funzione abitativa. Nel perimetro fortificato erano compresi la torre, e l’attuale municipio, vera e propria casa-forte come dimostra il robusto contrafforte del lato orientale – al piano cantina il muro sul lato Est ha uno spessore di m. 1,70 – e la chiesa parrocchiale.

La presenza dei feudatari è indirettamente confermata dalla ricostruzione, agli inizi del Seicento, dalla chiesa parrocchiale. Secondo una tradizione orale le funzioni religiose destinate alla popolazione locale erano, in un certo periodo, celebrate nella chiesa di S. Maria di Primorago oggi in rovina, mentre la parrocchiale di S. Giorgio in Fortunago era considerata “la cappella dei Malaspina“.

Luigi Elefanti

Bibliografia:
Silvia Lusuardi Siena, Simona Sironi, Oltrepò Pavese
Percorsi storico-archeologici per la valorizzazione del territorio
Mantova 2019

Silvia Lusuardi Siena, Memoriola Mormorola.
Riscoperta di una parte dell’Oltrepò Pavese. Materiali per la storia del popolamento nel territorio di Borgoratto Mormorolo
Varzi 2006

Il Municipio

Le mura medievali

Domus Patrizia